Not only myrtle in Sardinia, gin is born 100% wild juniper

Redazione DISSAPORE Niente di sacro tranne il cibo
12 MAGGIO 2016

Un culto recente ma molto promettente

La passione italiana per il gin artigianale ha la fragilità e la prepotenza dei culti recenti. Non siamo ancora all’Anty Gin dell’inglese Cambridge Distillery, il gin all’essenza di formiche
rosse che costa oltre 200 €, ma lo scenario si fa stimolante. Innescato dalla presenza diffusa del ginepro, l’ingrediente principale, il fermento che circonda il
piccolo cosmo del gin nazionale ha dei tratti comuni. La produzione è concentrata in montagna o nelle zone pedemontane, ci si affida a distillerie esterne di grande tradizione, la differenza la fanno l’acqua utilizzata e le bothanical scelte (gli ingredienti, spezie, erbe, bacche e fiori utilizzati per aromatizzare i gin) che qualcuno arriva a coltivare in proprio. Moda effimera o avanguardia di un movimento che farà parlare di sé come già successo con la birra artigianale? Staremo a vedere.
Nel frattempo ecco la lista dei migliori 30 gin artigianali italiani, che prima o poi vi toccherà provare.

Solo Wild Gin – Pure Sardinia
“Solo” perché realizzato distillando le bacche dell’unico ingrediente, il giniperu (ginepro per i
sardi), produce un giniu (gin, sempre per i sardi) dal colore limpido con richiami intesi alla macchia
mediterranea e alle tipiche erbe aromatiche, insieme a sensazioni di resina.
Pure Sardinia è anche vodka in stile locale, vermouth e ovviamente mirto.

 

Articolo di Andrea Soban